Aveva pregato molto nella sua adolescenza, alla rinfusa,
senza un reale sostegno che non provenisse dall'intuizione imberbe di creatura remota.
Si rassomigliava nei pianti pluviali che le ingombravano il viso.
Origliava le grida "felici", le voci nel
mondo fuori campo e non si cavava il coraggio d'esserne parte.
Un inganno, il coraggio.
Un prestigio raffinato, di
cui era spuria?
Era nulla! Senza coraggio: il nulla!
Ecco che piangeva e pregava rinnovando riti.
Pregare fu l'unico atto di puro coraggio, un'acrobazia
risoluta che l'avvicinava al mistero,
laddove le risposte giungevano fresche come lacrime
oceaniche.
Il nulla, quello spazio bianco dentro il cuore
sgarbato, rammemora oggi con consolazione.