..giungeva all'albero fiorito con incanto:
"se ti accarezzo mi fai entrare?"
L'albero non rispose!
gli scritti che principiano sul ciglio dell'anima, si esprimono in superficie fra le onde magnetiche di questo secolo sciocco e ottuso, crepato nei suoi valori più arcaici. Mi rilasso, dunque, se ascolto ciò che, osservando, sento. Ora sono ironica, ora fendente, tento semplicemente di essere....
Chiudo gli occhi, senza felicità!
Sono cieca, di una cecità palustre.
Chiudo questi miei occhi perché non siano testimoni,
per proteggermi (o per viltà?).
Sotto le palpebre serrate soffia il grido rauco: Salva!
Ma tutto questo è già dentro,
violata, compromessa!!
Non saprò mai più cos’è un uomo.
Indigeribile, il boccone stopposo che
mi s'è ficcato in cuore.
Chiudo gli occhi lividi, per amare questo dolore nelle
cavità più intime, come un diario segreto chiude a chiave i suoi pensieri umidi.
In tutte le morti, in questa terra, c’è la mia arroganza di aver capito la vita.
Aveva pregato molto nella sua adolescenza, alla rinfusa,
senza un reale sostegno che non provenisse dall'intuizione imberbe di creatura remota.
Si rassomigliava nei pianti pluviali che le ingombravano il viso.
Origliava le grida "felici", le voci nel
mondo fuori campo e non si cavava il coraggio d'esserne parte.
Un inganno, il coraggio.
Un prestigio raffinato, di
cui era spuria?
Era nulla! Senza coraggio: il nulla!
Ecco che piangeva e pregava rinnovando riti.
Pregare fu l'unico atto di puro coraggio, un'acrobazia
risoluta che l'avvicinava al mistero,
laddove le risposte giungevano fresche come lacrime
oceaniche.
Il nulla, quello spazio bianco dentro il cuore
sgarbato, rammemora oggi con consolazione.
pressappoco trascorsero….
epoche di paralisi emozionale,
tutto quel tempo recrudescente e mai un prolasso del
cuore.
Nel "sonno" le possibilità di esistere e
bleffare gratificano ogni volgarità.
Un risveglio atipico, soggiogato alle nuove leggi:
stagioni severe, prudenza!
“Avevi la luna fra le mani, ti dilegui con i suoi
chiaro scuri e mi lasci nuova”!
Chiassosi, rubicondi sorrisi,
mi rivelano sincera.
Così il corpo, diafano, cerca di rendersi visibile
all'anima:
disadorno, ch'ella possa penare nel sugo degli umori.
Il digiuno incendierà la necessità dell’una per l'altro,
come la sete si riposa nell’acqua